C’è davvero un tempo “giusto” per fare ogni cosa? E se non lo rispetti? Un tema sempre più ricorrente nelle mie sedute è proprio questo: i 30 anni e le aspettative sociali, familiari e personali ad essi legati.
È inutile negare lo stress che ci assale intorno a queste candeline.
La società ci dice che dovremmo avere “capito” cosa vogliamo. Avere assestato la nostra situazione lavorativa e gli affetti e, se siamo donne, sono immancabili le domande sulla maternità e/o sul partner. Le aspettative sociali e il confronto coi pari fanno scattare poi varie dinamiche interiori: frustrazione, fragilità emotiva, paura, vergogna, senso di inadeguatezza.
Nel mio lavoro mi è capitato di sentire queste frasi: “sono sbagliato io a voler vivere la mia vita così?” “Riuscirò mai a trovare l’amore/il lavoro dei miei sogni?” “Il tempo sta passando, e se non ce la faccio?”, “tutti dicono che dovremmo sposarci o avere figli, ma se stiamo bene così?”
Come affrontare, allora, questo periodo di potenziale vulnerabilità?
Provo a fare un passo indietro, provo a guardare le cose dalla giusta prospettiva. Chi stabilisce cosa bisogna fare e quando? Chi definisce il metro di misura della nostra realizzazione? E chi, la data di scadenza del talento? Non ci sono tappe obbligate, traguardi che dovresti raggiungere, ma solo mete a cui arrivare. Diverse storie e possibilità (anche economiche!) conducono a strade diverse. I ritmi interni sono unici, come lo sono i sogni e progetti di vita. Forse prima dovremmo imparare a volerci bene, a conoscerci e rispettare poi la nostra persona, i nostri bisogni e le nostre storie.
"Vivi con pazienza, sii forte e credi in te stesso. Non sei in ritardo né in anticipo, sei nel tuo tempo.”