Chi mi conosce sa che amo trarre ispirazione da ogni forma artistica. La Disney non fa eccezione e Oceania è una perla.
È un invito al viaggio, al perseguire uno scopo preciso di vita: “Diventa te stesso, diventa ciò che sei” (Jung). Ma per individuarci dobbiamo affrontare un oceano che desta tanta paura e preoccupazione, ma la cui esplorazione è necessaria per riconnettere le isole dentro di noi. Ed ecco allora una carestia, un’emergenza che ci spinge a “partire”: quando la nostra vita quotidiana perde senso, dobbiamo alimentarla connettendoci con altre parti di noi.
C’è una nonna, che è la forza dell’immaginazione, che invita e permette di osare, di guardare oltre e dentro alle paure e che, come un terapeuta, non forza, ma accompagna e sostiene: ci aiuta a disseppellire le potenzialità nascoste, a riconoscere i bisogni per poi lasciare alla persona la scelta di come e quando intraprendere il viaggio e affrontare il mare, intervenendo solo quando è palese che non ce la si fa da soli.
C’è Maui, le parti impulsive e mutevoli, ed infine Te Ka che, restituitole il cuore, può ridiventare Te Fiti, ma solo ascoltandosi, accogliendo luci e ombre. “Decidi chi sei davvero” (Vaiana a Te Ka).
L’invito è quindi di ascoltare la voce del tuo oceano, sentire cosa ha da dirti e prepararti per il viaggio: diventa te stesso
Un film consigliato per tutta la famiglia, ma soprattutto per adolescenti e adulti, in cerca di risposte